Grave la sospensione della chiamata diretta per lavoratori non iscritti nelle liste, a maggior ragione vista l’assenza di confronto. Stortura evidente sull’erogazione diretta della CIG
Non bastasse la chiusura forzata per due mesi, la limitazione della circolazione dei clienti, lo stop ai visitatori stranieri, ora per le aziende sammarinesi arriva un’altra tegola.
Il Governo ha infatti disposto con il Decreto n. 67 la sospensione della procedura per l’assunzione nominativa di personale non iscritto alle liste di avviamento al lavoro, cioè l’assunzione diretta di frontaliere a fronte di una maggiorazione del 4,5% dei contributi.
Un triste ritorno alla burocrazia, un triste ritorno alla discrezione che vede penalizzate maggiormente le piccole e medie imprese, un triste ritorno alla riduzione della libertà di sviluppo dell’azienda con il personale di cui più si ha bisogno, un triste ritorno al passato. Non si tratta di privilegiare una classe di lavoratori o un’altra, ma lasciare libertà agli imprenditori di scegliere le risorse più adatte per realizzare il proprio piano aziendale indipendentemente dalla residenza del lavoratore.
Si dirà che la sospensione resta in vigore fino al 31 dicembre 2020 ma le dichiarazioni pubbliche e il programma di Governo lasciano presagire che non sarà affatto una sospensione temporanea. E questo è ancora più grave visto che si è andati ad attuare un’importante modifica normativa, che impatterà su una moltitudine di aziende, senza la minima condivisione, visto che la bozza è stata mostrata la sera prima dell’emissione del decreto. Una modalità di lavoro che abbiamo sempre criticato in passato e che continuiamo a ritenere nefasta.
Tra l’altro facciamo notare come tale iniziativa sia in estremamente incoerente con l’ordine del giornoapprovato all’unanimità dal Consiglio Grande e Generale in cui si auspica la prosecuzione del negoziato sull’Accordo di Associazione all’Unione Europea. Perché sappiamo bene come per la UE sia fondamentale che il mercato del lavoro sia libero da ogni barriera.
Facciamo notare poi un’altra importante stortura presente nel Decreto 67. L’articolo 2 prevede che la CIG possa essere pagata direttamente dall’Iss con una penale del 15%. Penale che può non essere pagata nel caso l’azienda non abbia fondi a sufficienza. E fin qui niente di strano, anzi. Peccato però che nel calcolo per l’esenzione vengano conteggiati anche i conti personali dei lavoratori autonomi e addirittura le disponibilità liquide dei soci per le società di capitali.
Oltre a scontrarsi contro un principio alla base del diritto societario, questo vuol dire di fatto rendere inapplicabile lo sgravio per la maggior parte delle attività economiche.
OSLA auspica e richiede un maggiore confronto con le Istituzioni nella definizione di misure strategiche come quelle recentemente adottate.