Il governo deve accelerare con le procedure per dare ossigeno ai settori che più di tutti hanno sofferto le norme anti coronavirus e che ancora oggi vengono duramente limitati nelle proprie attività
Dopo due settimane di chiusura forzata, bar e ristoranti della Repubblica possono tornare ad ospitare clienti, con tutte le precauzioni del caso, da oggi 7 gennaio. Purtroppo l’apertura è solo parziale, visto che il servizio dovrà terminare alle 18.00.
Capiamo la necessità di armonizzare le nostre regole con quelle dei territori circostanti, ma eliminare aperitivi e cene significa ridurre drasticamente la possibilità di incassare e quindi di sopravvivere a quelle attività che tanto hanno già perso.
Infatti, le ultime settimane hanno dimostrato, come previsto, che i servizi da asporto o a domicilio non hanno potuto contenere il crollo dei ricavi attesi nel periodo natalizio. Allo stesso tempo prendiamo atto che la curva del contagio non è affatto calata nonostante il sacrificio delle attività del settore.
Quasi certamente i settori che hanno registrato nel 2020 le performance peggiori, e che hanno timori anche per l’andamento dell’anno appena iniziato, sono legati al turismo: commercio turistico, agenzie di viaggio e tour operator, agenzie di eventi, strutture ricettive, ospitalità e ristorazione, organizzazione di eventi, fiere e convegni.
Senza dimenticare la drammatica situazione delle nostre strutture ricettive che, seppur formalmente aperte, sono impossibilitate a lavorare non solo a causa delle limitazioni previste dalle normative interne ma anche dal sostanziale divieto di spostamento dall‘Italia e anche dagli altri Paesi del mondo.
Dobbiamo fronteggiare una emergenza economica scatenata dalla pandemia da Covid -19 che durerà a lungo e che necessita di un piano di sostegno alle attività concreto ed immediato.
La situazione è sempre più drammatica. Sono sempre di più le aziende del settore che intendono chiudere i battenti definitamente, stremati dalla crisi e dall’incertezza che regna sovrana; il caso del decreto Natale è stato emblematico.
È fondamentale poter tornare quanto prima a lavorare in maniera regolare, a pianificare con un po’ di anticipo, a guardare il futuro con un minimo di ottimismo. Ovviamente con tutte le precauzioni anti contagio necessarie.
Per tutti questi motivi diventa impellente lo stanziamento degli annunciati ristori. Non c’è più tempo e non ci sono più scuse ora che sono arrivati i 150 milioni del prestito ponte.
Il governo deve accelerare con le procedure per dare ossigeno ai settori che più di tutti hanno sofferto le norme anti coronavirus e che ancora oggi vengono duramente limitati nelle proprie attività.
OSLA - USOT